E’ stato presentato il quarto Electricity Market Report 2020, l’analisi sull’evoluzione dei mercati elettrici in Italia e sulle nuove configurazioni per la condivisione dell’energia condotta dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano,  che  ha evidenziato come lo “shock” dovuto alla pandemia da Covid19 si è abbattuto anche sul sistema elettrico. Ma al di là dell’impatto pandemico, dall’evento sono emerse anche importanti visioni sul futuro della digital energy. Secondo lo studio, infatti, le Energy Community nei prossimi 5 anni potrebbero generare un volume d’affari di circa 4 miliardi di euro, supportati da incentivi per 6,5 miliardi di € su un orizzonte di 20 anni. Un segmento della catena del valore dell’energia nel quale algoWatt è ben presente, con un ruolo quasi pionieristico e con un modello di business originale, che la pone tra le aziende leader nello sviluppo di questo nuovo settore dalla crescita dirompente.

Seppur con differenze significative tra i diversi scenari, le potenzialità di mercato nel nostro Paese sono ragguardevoli. Si stima infatti che potrebbero essere coinvolte nel prossimo quinquennio (2021-2025) circa 150-300 mila utenze non residenziali e oltre 1 milione di utenze residenziali, dando vita (nello scenario intermedio) a circa 5-10 mila configurazioni di autoconsumo collettivo e circa 20.000 Comunità Energetiche Rinnovabili. Le ricadute sarebbero di tipo economico (ad esempio con riferimento al volume d’affari generato per la fornitura delle componenti tecnologiche necessarie), ma anche fiscale, energetico ed ambientale, come ad esempio l’incremento della generazione fotovoltaica e la conseguente riduzione delle emissioni. La diffusione delle comunità energetiche potrebbe portare, in totale, all’installazione di oltre 3,5 GW di impianti fotovoltaici e 1,3 GWh di capacità di accumulo.

All’evento di presentazione del report, algoWatt ha partecipato con Michele Palanza, Energy Utility Sales Manager, che ha preso parte alla tavola rotonda sul ruolo dei tecnology provider, come abilitatori di nuove configurazioni e modelli di business dell’energia digitale.
“Dal nostro punto di vista – ha spiegato – nel pensare una soluzione ci si deve focalizzare sulle esigenze e sulle evoluzioni del mercato di riferimento e sulle inevitabili evoluzioni dei modelli di business dei soggetti che in esso operano. Noi pensiamo ad operatori che sono chiamati a mettere insieme diverse tipologie di servizi secondo il modello della Smart-aggregation citato nel report, dove ad esempio l’operatore della Comunità Energetica non si limita ad una mera ripartizione di proventi ma anche una gestione attiva del servizio o anche di più servizi complementari, quali UVAM, ma anche efficienza energetica, ecc”.

Quindi una pluralità di servizi offerti da un certo numero di aggregati che fanno riferimento ad uno stesso BSP, che da un lato organizza e ottimizza il sevizio a livello di aggregato e dall’altro lo valorizza su diversi mercato.

“Riteniamo che solo in questo modo gli operatori possano crescere in termini di massa critica e di dimensioni e quindi poter movimentare una quantità adeguata di energia e potenza in modo tale da lavorare su più revenue streams, anche con margini contenuti, e creare un business significativo e interoperabile”.

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