IR Top, la società italiana specializzata nella  consulenza in Investor Relations e Comunicazione Finanziaria, ha presentato in  anteprima i principali risultati dell’osservatorio “Green Economy on capital  markets  – 2012” realizzato  su  un  campione di  114  aziende   italiane ed  europee operanti nel  settore green. Lo  studio è  stato presentato nell’ambito  del  “Green Investor  Day” organizzato  da  IR  Top  a  Milano   nella  cornice di  Palazzo Mezzanotte  nel  corso  del  quale   investitori  qualificati, principalmente Family   Office, Fondi  di  Investimento  e Private Banker, hanno  seguito il confronto tra società quotate green ed esperti del settore.
L’evento  si  è  svolto in  collaborazione  con  Borsa Italiana.  Intermonte  SIM  ha  partecipato in  qualità di  Main Sponsor.  Partner   dell’iniziativa:   Corporate   Family    Office  SIM,   Mergermarket,  UK   Trade  &   Investment, Biancamano, Falck Renewables, Kinexia, TerniEnergia, TerniGreen. Partner tecnologico: Gruppo San Faustino.
I temi principali emersi durante il convegno hanno  riguardato potenzialità, sistemi di governance, valore e costo del capitale e investimenti nel settore green.
“La green economy europea – afferma Anna Lambiase, Amministratore Delegato di IR Top – ha proseguito la crescita  anche  nel  2011  sia  a livello dimensionale (+23%)  che  di  marginalità (+9%);  l’Italia  si è confermata come  Paese in testa alla classifica europea per crescita della  marginalità nel campione di aziende  quotate green (+18%)  generando un  livello di  occupazione che  segna  una  crescita  del  3%  rispetto al 2010, con  circa 7.000 dipendenti. L’identikit dell’azienda italiana green quotata è molto più  solida  e redditizia rispetto al 2010, con un fatturato  medio di  112  Euro milioni  e  un  EBITDA  Margin medio del  20%. Le  evidenze empiriche  mostrano
elevate   prospettive  di   sviluppo  e   internazionalizzazione,   una   significativa  componente   internazionale   di investitori  nel   capitale,  un   aumento  del   tasso   tecnologico   di   innovazione  “green”  in   numerosi  settori merceologici nonché  la positiva percezione da parte degli  investitori istituzionali sulle  potenzialità di crescita del settore. In tale contesto  la nostra iniziativa VedoGreen risponde al forte interesse  del  mondo finanziario verso l’industria green, con l’obiettivo di favorire l’incontro tra aziende  quotate e investitori, nonché  facilitare l’accesso a nuove  fonti di capitale per le aziende  non quotate.
A  livello  mondiale vi  è  stata  la  creazione  di  numerosi  indici   azionari,  accompagnati  dalla   nascita  di  fondi specializzati  sul  tema green:  è  il  segno  di  un’evoluzione dell’industria  green nei  capital  markets auspicabile anche   per  l’Italia  attraverso  la  creazione  di  un  indice   green  FTSE,  considerando  che  la  percezione  degli investitori vede  nel settore un’opportunità per una crescita superiore nel prossimo decennio.
Elevate  prospettive di  sviluppo e di  internazionalizzazione  del  settore spiegano la  forte presenza di  investitori istituzionali nel  capitale  delle  società,  che  ammontano a  69, prevalentemente stranieri (61%)  per un  valore complessivo dell’investimento di  118  milioni di  euro. Gli investitori esteri più  attivi in  Italia  sono  gli  Stati Uniti (13%) e la Francia (12%).  Tra gli investitori italiani più attivi si segnalano Eurizon Capital, Sella Gestioni, Banca Monte  dei  Paschi  di  Siena  e F2i Fondi  italiani per le infrastrutture;  tra gli  stranieri DFA, Bessemer Investment Management, Allianz  SE e Canada  Pension  Fund.
Abbiamo individuato un  campione di  50  società  GREEN italiane non  quotate selezionate  sulla  base  degli  ottimi risultati, della  sostenibilità del  modello di business e della  forte attenzione alla  trasparenza  informativa;  a tale campione sarà dedicata  una  parte dell’iniziativa Vedogreen per la  ricerca di  Fondi  di  Investimento,  nonché  di fonti alternative di capitale.”
Sul  tema dell’opportunità di  creare un  indice  green per le  società  small  e mid  cap  italiane e UK, si sono  così espressi i rappresentanti delle  società quotate:
“BIANCAMANO   –  ha   commentato Pier  Paolo   Pizzimbone,  Vice   Presidente   di   Biancamano –  auspica fortemente  la  nascita  di  un  indice   green  in  quanto  ciò  aprirebbe  le  porte alla  possibilità  di  attrarre fondi specializzati  per il  settore e, inoltre,  incentiverebbe  un  forte gioco  di  squadra tra  le  aziende   coinvolte che potrebbero  pensare anche   all’organizzazione congiunta,  sotto  il  controllo  di  Borsa  Italiana,  di  road  show dedicati. Inoltre  si  potrebbe pensare a  linee  comuni di  intervento in  materia di  etica, controllo di  emissioni, risparmio energetico ecc., che così facendo risulterebbero senz’altro più efficaci e visibili.”
L’Ing. Piero Manzoni, Amministratore Delegato di Falck Renewables ha dichiarato: “L’attenzione di Falck Renewables rivolta  a  qualsiasi sistema,  finanziario  e  industriale soprattutto,  atto  a  rafforzare  un  settore trainante e anticiclico dell’economia è, e sempre sarà, forte e sostenuta. L’impegno a considerare il fronte delle energie  rinnovabili  come   unico,  indipendentemente  dalla   tecnologia   o  dalla   risorsa  rinnovabile  utilizzata, rappresenta la premessa per sostenere tutte le iniziative green e la loro motivazione di base.
Questo  perché crediamo in  un  futuro sempre più  sostenibile  e indirizzato alla  “produzione di  ambiente” senza distinguo fra le modalità tecnologiche, eoliche, fotovoltaiche, idriche o altro, impiegate.
Auspichiamo che  la  nascita  di  un  cluster, non  solo  verde ma  che  definirei anche  ambientale, rappresenti il principio di costituzione di una forza nuova  e una nuova  coesione, che, oltre al concetto ispiratore di base, abbia in  sé  la  forza  economica, finanziaria,  industriale,  di  presenza  internazionale  e  rappresentativa  di  tutte le tecnologie virtuose nel  rispetto dell’ambiente, necessarie al successo  della  nostra visione sostenibile del mondo che verrà.”
“Ritengo  quanto  mai   tempestivo,  l’impegno di  creare  un  indice   green  dedicato  alle  small   e  mid   cap  – ha commentato Pietro Colucci  – Presidente  e Amministratore Delegato  di Kinexia – E’ un  comparto cresciuto   a livello mondiale nell’ottica della  lotta ai  cambiamenti climatici, ma  è divenuto celermente  una  realtà concreta non   solo   in  campo   ambientale  ma   anche   e  soprattutto  economico e  sociale, realizzando investimenti  in infrastrutture  ambientalmente sostenibili e  generando così  occupazione,  crescita  economica e  valore per gli azionisti, in  un  quadro di  forte impegno sociale. L’esigenza di  valorizzare e rendere evidente  agli  stakeholder quanto realizzato, è centrale per ridefinire la vision dell’intero settore ed è per questo  che tutte le Associazioni industriali Nazionali, che riuniscono le Imprese del  settore green, hanno  appena  lanciato gli  Stati Generali della Green  Economy  in  Italia,  allo   scopo   di  elaborare  una   nuova   strategia  di  sviluppo  di  un   settore  che   ha rappresentato e  deve  ancora essere, uno  dei  driver di  sviluppo e  di  riconcepimento  in  chiave   green di  un sistema industriale che segna  il passo. Un indice  green  consentirebbe  agli  Investitori Istituzionali, nazionali ed esteri, di  individuare e sostenere  le  Imprese  che  si rivolgono al  mercato dei  capitali con  lo  scopo  di   reperire risorse per realizzare i propri progetti industriali e allo  stesso tempo, consentire a quelle  Imprese di rendersi più agevolmente visibili a quegli stessi investitori.”
”La  nascita  di  un  Green  Index  – ha  commentato  Stefano  Neri, Presidente  e  Amministratore Delegato  di TerniEnergia  e  TerniGreen – non  potrà che  aumentare la  visibilità delle  società  a  più  alto contenuto di sostenibilità ambientale presso gli investitori. Contemporaneamente assumerà un ruolo guida  nel benchmarking delle  aziende   e  dei  settori che  sono  più  impegnati nel  migliorare i  servizi e  le  tecnologie  e  nello  sviluppare prodotti rispettosi dell’ambiente, vanificando i tentativi  sempre più  frequenti di  greenwashing. Attraverso uno strumento come  quello  dell’indice borsistico, già  attivo in  Cina  e U.S.A. e in  linea  con  la crescita  prorompente della   low  carbon  economy,  sarà  sempre  più  evidente  come   le  attività  industriali ambientali siano   passate dall’essere considerate  un  vincolo oneroso al  processo produttivo,  all’essere percepite  come  uno  stimolo per l’innovazione e l’aumento della  competitività.”
Lo studio “Green Economy on capital  markets – 2012”, alla  sua II edizione, ha analizzato  i risultati economico- finanziari al  31  dicembre 2011  e la  presenza di  Investitori  Istituzionali  nel  capitale  di  114  società  quotate sul listino italiano e sui principali listini europei (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Svezia  e UK).
Il criterio di costruzione del campione di analisi  è stato l’appartenenza al settore green con capitalizzazione di mercato inferiore ai 500 milioni di euro.
Le società  italiane incluse  nel  campione sono  14:  Aion  Renewables, Alerion Clean  Power,  Biancamano, Eems Italia, ErgyCapital,  Falck  Renewables,  Fintel  Energia Group,  Greenvision ambiente, Industria  e  Innovazione, K.R. Energy, Kinexia, Sadi Servizi Industriali, TerniEnergia e TerniGreen.
Nel  2011  è emersa una  sostanziale  crescita  dimensionale di  tutti i Paesi europei con  un  incremento medio dei ricavi del  23%  e dell’Ebitda  del  9%  rispetto al 2010. L’Italia  ha  segnato  una  crescita  dei  ricavi pari al 19%  e dell’EBITDA pari al 18%  (superiore alla media europea).
Lo sviluppo strategico avverrà prevalentemente attraverso la diversificazione geografica sia per linee  esterne che  per investimenti diretti, la  focalizzazione sui  temi dell’efficienza energetica, l’ampliamento del  business in segmenti contigui e il consolidamento sui mercati già presidiati.
Le 50 società GREEN  italiane non quotate selezionate da  IR Top per gli ottimi risultati, la sostenibilità del business e la forte attenzione alla trasparenza informativa rilevano risultati economico-finanziari medi  per:
–      RICAVI : € 43 milioni
–      EBITDA : € 9 milioni
–      EBITDA margin: 28%
–      N. dipendenti medio: 106
Il campione così individuato offre lavoro a circa 5.100 dipendenti per un giro d’affari complessivo pari a oltre 2 miliardi di euro. Particolare attenzione sarà dedicata a queste aziende  all’interno dell’iniziativa Vedogreen, per la ricerca di fonti alternative di capitale.
La sintesi dello  studio è disponibile, previa registrazione, sul portale  www.vedogreen.it.